Una corretta gestione dello smaltimento rifiuti, soprattutto quelli speciali, è fondamentale ai fini di ridurre l’inquinamento ambientale e attenuare l’impatto delle attività antropiche sul nostro ecosistema.
Per arrivare ad avere un adeguato smaltimento, occorre in primis classificare correttamente tali rifiuti sulla base del proprio processo produttivo, con l’ausilio impianti idonei al trattamento.
Proprio l’attribuzione di una codifica scorretta a un prodotto rappresenta il caso più frequente di gestione errata dei rifiuti, che si ripercuote poi su tutte le fasi successive, generando altre criticità. Ecco perché la classificazione dei rifiuti è un passaggio indispensabile e fondamentale, che richiede estrema attenzione.
Se andiamo a leggere la normativa italiana, vediamo che per “rifiuto” si intende «qualsiasi sostanza od oggetto […] di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi».
Un rifiuto, pertanto, non è per forza un oggetto arrivato alla fine del suo ciclo di vita; può essere anche un oggetto o una sostanza di cui il proprietario intenda semplicemente sbarazzarsi.
Scendiamo ancor più nel dettaglio. L'articolo 184 del D. Lgs. n. 152/2006 classifica i rifiuti in:
rifiuti urbani e rifiuti speciali (secondo l’origine)
rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi (secondo le caratteristiche di pericolosità).
La differenza tra i primi due sta nella loro provenienza: in tal senso, rientrano tra i rifiuti urbani quelli provenienti da abitazioni civili, spaiamento delle strade o pulizia di aree verdi, e sono gestiti dalla pubblica amministrazione, mentre troviamo tra i rifiuti speciali quelli prodotti da attività industriali, agricole, artigianali, commerciali e di servizi, che vengono invece gestiti dalle aziende autorizzate allo smaltimento.
I rifiuti speciali sono tanti e diversi. Secondo la normativa si classificano speciali i rifiuti derivati o prodotti da:
attività agricole e agro-industriali
attività di demolizione, costruzione nonché i rifiuti che derivano dalle attività di scavo, fermo restando quanto disposto dall'articolo 186
lavorazioni industriali, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 185, comma 1, lettera i
lavorazioni artigianali
attività commerciali
attività di servizio
attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi
attività sanitarie
attività di selezione meccanica dei rifiuti solidi urbani.
In questa categoria rientrano anche macchinari e apparecchiature deteriorati o obsoleti, veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti, così come il combustibile derivato da rifiuti.
I rifiuti sono poi classificati come pericolosi (in passato conosciuti con la dicitura di “rifiuti tossici nocivi”) o non pericolosi, in base alla quantità di sostanze inquinanti in essi contenuti: sostanze che dovranno essere trattate con specifiche procedure.
Tra questi rientrano:
prodotti di scarto della raffinazione del petrolio
prodotti di scarto da processi chimici industriali
prodotti di scarto dell’industria fotografica (vecchie pellicole)
oli esausti
prodotti di scarto derivati dall'attività metallurgica
solventi, pitture, vernici, smalti, adesivi, sigillanti e inchiostri per stampa
rifiuti derivati dagli impianti di trattamento delle acque reflue
rifiuti derivati dalle attività medica e veterinaria
rifiuti della produzione conciaria e tessile.
Proprio per la molteplicità di tipologie esistenti, il sistema di smaltimento rifiuti speciali è molto articolato. Per fortuna, dato il gran numero di tecnologie a disposizione, tante sono anche le soluzioni che si possono adottare.
In questo scenario di continua evoluzione, Stella Alpina srl si propone come intermediaria per le aziende produttrici, facendosi carico dei rifiuti prodotti destinati a essere smaltiti, per una migliore salvaguardia dell’ambiente e del pianeta in cui viviamo.
Comments